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L'Antica Abbazia
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L'abitato di Badia Prataglia ha un aspetto
essenzialmente moderno con caratteristiche architettoniche
tipiche dei centri di villeggiatura. L'antico è rappresentato
dalla chiesa parrocchiale dedicata alla SS. Assunta e a
S. Bartolomeo che sorge proprio al centro del paese, in
posizione un po' più in basso rispetto al piano stradale attuale.
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Fondata prima del Mille, l'Abbazia è nota a
partire dal 1002, come si legge in un Diploma di Ottone III
Imperatore, precedente quindi alla fondazione di Camaldoli. In pochi
anni i monaci aumentarono di numero e nel settembre 1008 fu
consacrata la nuova chiesa da parte del vescovo di Arezzo Elemperto,
che aveva anche fatto ingrandire il monastero, assegnandogli selve,
vigne e campi lungo I'Archiano, nei pivieri di Partina e Bibbiena.
Dalla fondazione fino alla meta del XII secolo I'Abbazia
a Prataglia aumenta il proprio potere ed i propri possessi, grazie
soprattutto ad una serie di donazioni da parte dei vescovi aretini,
ed arriva ad avere possedimenti a Partina, Marciano, Salutio,
Gello. Nel 1031 il vescovo Teodaldo assoggetto la chiesa di San
Clemente, fuori da Arezzo, alla Badia di Prataglia; fino al 1073
Soci era detto "casale del monastero di Prataglia". Nel 1084 un
altro vescovo di Arezzo, Costantino, dono Marciano agli abati
di Prataglia. Ma l'espansione dell'abbazia si scontrò con
quella di Camaldoli, nel frattempo salita a più grande potere
e fama, che pian piano prese il sopravvento. Dato che I'Abbazia
di Prataglia diminuiva sempre piu di monaci e di potere a favore
del monastero concorrente, il 15 giugno 1157, Girolamo, vescovo
d'Arezzo, la assoggetto a Rodolfo, Priore Generale camaldolese,
insieme a tutti i possedimenti questo a causa soprattutto delle
liti e delle lotte sorte fra i due potentati religiosi e temporali;
la decisione fu poi approvata dal Papa.
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L'unione comportava l'osservanza da parte
dei Monaci di Prataglia della regola romualdina, tuttavia
conservando il titolo abbaziale; i monaci prataliensi non
accettarono di buon grado questa decisione superiore, e solo
nel 1183 l’Abate prataliense Guglielmo acconsentì
di unirsi ai camaldolesi, ma solo nel colore bianco degli
abiti e nella recita degli uffizi divini.
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Ancora nel 1352, essendosi rifiutato l’abate
di Prataglia Pietro Nocerio di prestare giuramento al Priore Generale
dell'Eremo, dovette essere richiamato all'ordine, mediante censure,
dal conservatore apostolico di Santa Maria degli Angioli di Firenze,
Abate Nicola di Lapo Ghini. Nel 1314 la chiesa di Prataglia venne
rifatta, ma l’abbazia sopravvisse solo fino al 1391, quando
papa Bonifacio IX la soppresse, incorporandone definitivamente i
beni nel patrimonio camaldolese; così il Rettore della Parrocchia
doveva essere eletto dal Maggiore di Camaldoli.
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La chiesa attuale, unico resto dell'abbazia, ha una
facciata molto semplice con un portale con arco a tutto sesto,
sormontato da una piccola finestra e sopra alla porta una
terracotta moderna con la Glorificazione di Maria. L'interno
è a navata unica, coperta a capriate, con abside semicircolare.
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Interessante la cripta, posta sotto il
coro rialzato, a tre navate e due campate, con archi a tutto sesto
e volte a crociera, e con capitelli di diversa foggia, dei quali
due, ornati di palmette e foglie d'acanto probabilmente frutto di
spoglio, sono provenienti forse da qualche edificio preesistente
di epoca romana. La cripta è stata restaurata nel 1910.
Un'apertura rettangolare nella parete di fondo serviva a contenere
le reliquie dei martiri. Da notare una figura umana, scolpita a
bassorilievo, con le mani alzate, figura simile a quella che si
ritrova sulla facciata della Pieve di Montemignaio e che rappresenta
l'antico orante. La chiesa, trasformata profondamente da
una serie di restauri, aveva probabilmente due torri a lato dell'abside
e, se così fosse stato, avrebbe ripetuto una tipologia di
chiesa comune alla aree del Nord Europa.
Le due torri furono probabilmente abbattute
nel 1510, quando venne costruita l’abitazione del parroco;
i due altari laterali e il fonte battesimale della chiesa sono del
1630 e probabilmente i restauri del 1929, che secondo i canoni dell'epoca
che cercavano di riportare all'aspetto originale le chiese romaniche,
hanno portato, alla distruzione delle decorazioni barocche e rinascimentali
stratificatesi nel corso del tempo. Durante i restauri, nel 1930,
venne costruito anche il campanile. Un ulteriore restauro venne
compiuto tra il 1969 e il 1974 da parte della Sovrintendenza di
Arezzo, durante il quale furono tolte le finte bozze di pietra ad
intonaco poste all'interno nel 1929, riscoprendo cosi la muratura
in pietra.
Nota:
Altro luogo di culto che segnaliamo la cappella
dedicata alla Madonna di Lourdes in località "La
Casina"
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