|
L’idea di un parco delle Foreste Casentinesi
è, se non antica, almeno molto vecchia e in una pubblicazione
del 1915 un dirigente forestale suggeriva di pensare a Sasso
Fratino e alla Lama
come a riserve da tutelare per i valori estetici e del
paesaggio, oltre che economici. Forse è un bene che
il parco sia stato istituito solo nel gennaio 1991, perché
negli ultimi settant'anni le Foreste Casentinesi sono state
rinvigorite, ampliate, rimboschite, allargando il bosco
sugli ex-coltivi del Casentino, recuperando le pendici spogliate
della foresta del Corniolo, ricostruendo, dopo i tagli ottocenteschi
per la produzione di carbone vegetale, le magnifiche fustaie
di Faggio attorno a Badia Prataglia..
|
Al posto dei flebili poteri dei Parchi prima
della legge quadro del dicembre 1991, si è allargata la proprietà
statale e poi regionale, ereditando la cultura forestale dei Camaldolesi
e le terre dei Lorena, e la piena disponibilità dei boschi
assieme ai pubblici investimenti ha regalato all'Italia e al mondo
più di 11.000 ettari di magnifiche foreste, coltivate
con l’ingegno dei tecnici, il sudore di migliaia di operai e la
volontà di chi spera nel futuro. Oggi il parco cavalca con
i suoi 35.170 ettari il crinale appenninico, include due
regioni (Toscana ed Emilia Romagna), tre provincie (Arezzo, Firenze
e Forlì) e undici comuni.
Il territorio del Parco è suddiviso in
tre zone:
Badia Prataglia oggi si trova proprio al centro,
nel cuore del Parco Nazionale, nella zona 2 "Zona di protezione",
rappresenta il più importante centro di villeggiatura e il
crocevia per numerose escursioni.
Il Parco inoltre racchiude terre che erano fiorentine
e toscane fino al 1924, offre al visitatore non solo boschi, animali,
paesaggi, ma prima di tutto la storia di un mondo in cui
l’uomo da mille anni costituisce un soggetto indistinguibile dal
resto dell'ambiente, una presenza da anni matura per considerare
il bosco risorsa culturale e non solo produttiva e turistica.
In questo Parco, conteso fra un Casentino - che I'ha sempre posseduto
e gestito in nome e per conto di Camaldoli e Firenze - ed una Romagna
- che oggi lo sente come nuova ricchezza e riscatto culturale, corrono
caprioli, bramiscono cervi, volano silenziose le aquile, mentre
il lupo osserva i suoi territori.
II turista non è specie nuova,
anzi è stato accolto da secoli nei suoi pellegrinaggi a Camaldoli
e alla Verna, nei pericolosi viaggi oltre la giogana appenninica
verso Venezia e Roma: il nuovo turista verrà accolto con
calore e amicizia, nelle strutture adeguate a viaggiatori più
esigenti dei pellegrini di un tempo, ma saranno soddisfatti solo
se partiranno con un poco di comprensione della storia di queste
terre e genti e la voglia di tornare a scoprirla. Quando saluterete
un abete slanciato verso l'alto, non ringraziate solo Dio e i casi
della natura, ma anche le mani che lo hanno piantato, curato, tagliato
e ripiantato per secoli, scrivendo nel terreno e col linguaggio
degli alberi la storia che altri hanno scritto su pagine di carta.
|